mercoledì 25 giugno 2025
Tra servi di Dio, venerabili e beati ci sono nomi di giovani il cui cammino verso il sacerdozio è stato fermato da malattie, incidenti o da violenze. Tutti hanno lasciato comunque un segno
Il seminarista Giampiero Morettini morto a 37 anni nel 2014

Il seminarista Giampiero Morettini morto a 37 anni nel 2014 - Dalla copertina del libro delle Paoline

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La santità dei seminaristi è fatta di fedeltà ai doveri quotidiani di studio e di preparazione al ministero, ma anche di fraternità con i compagni e di grandi ideali. La morte violenta, spesso in odio alla fede, oppure una malattia più o meno prolungata, ha però interrotto il cammino di molti di essi, trasformandone il ricordo in un esempio da presentare alla Chiesa, anzitutto a quanti vivono un percorso formativo simile.

È un vero e proprio martirio di comunità quello dei sei seminaristi cinesi che vennero uccisi il 9 luglio 1900 a Taiyuan, in un gruppo di ventotto martiri in totale; sono compresi tra i martiri in Cina iscritti nell’albo dei Santi il 1° ottobre 2000, di cui fanno parte altri due seminaristi. Per certi versi è una storia analoga il martirio che raggiunse sei seminaristi della diocesi di Oviedo, durante la rivoluzione delle Asturie, e altri tre alunni dello stesso Seminario, morti durante la guerra civile spagnola: tutti e nove sono stati beatificati il 9 marzo 2019. Ancora più eclatante è il caso dei 40 alunni del Seminario Minore San Paolo di Buta, in Burundi, d’età tra i 24 e i 16 anni, la cui causa è invece nella fase romana. Furono uccisi all’alba del 30 aprile 1997 perché vollero restare uniti, quando invece i ribelli assaltatori volevano separare gli hutu dai tutsi: per questa ragione sono noti come “martiri della fraternità”.

Il martirio del quattordicenne Rolando Rivi, sancito con la beatificazione il 5 ottobre 2013, ha invece infranto il suo sogno di partire missionario. Pur essendo solo un alunno del ginnasio, si considerava già del Signore: non aveva smesso d’indossare la veste talare, come si usava al tempo, neanche quando fu obbligato a lasciare il Seminario di Reggio Emilia a causa della seconda guerra mondiale. Proprio quel segno venne oltraggiato dal gruppo di partigiani comunisti che rapì Rolando e che, in seguito, lo uccise allo scopo di avere “un prete di meno”. Anche il servo di Dio Gérard Raymond, alunno del Seminario Minore di Québec, si sentiva attratto dalla missione e dal modello dei martiri gesuiti in Canada, ma morì di tubercolosi il 5 luglio 1932, poco più che ventenne. Dello stesso contesto bellico del martirio del beato Rivi, ma tra Germania e Francia, fa parte l’esperienza dei seminaristi presenti tra gli ultimi Decreti del Dicastero delle Cause dei Santi: Roger Vallée, Jean Tinturier e Jean Duthu, compresi nella causa dei 50 martiri che svolsero un apostolato clandestino tra i cattolici francesi deportati in Germania.

Un tenace attaccamento alla vocazione è poi ravvisabile nell’abruzzese Pasquale Canzii, venerabile dal 2021. Ribatté a suo padre, emigrato negli Stati Uniti, che non voleva prendere un’altra strada: solo la tubercolosi fermò la sua corsa il 24 gennaio 1930, a 15 anni e 2 mesi. Come Pasquale, che prendeva a modello la santità e l’umanità di san Gabriele dell’Addolorata, il venerabile Bruno Marchesini, bolognese studente al Seminario Romano Maggiore, pregava il Signore di renderlo santo o di chiamarlo prima in Cielo: morì di meningite il 29 luglio 1938. Anche il venerabile Pietro Di Vitale, palermitano, desiderava essere un sacerdote non solo santo, ma anche dotto: una malattia all’apparato digerente, che si era manifestata quand’era in seconda liceo, lo condusse a morire il 29 gennaio 1940.

Una febbre reumatica stroncò invece il Servo di Dio Francis Joseph Parater, della diocesi di Richmond, mentre era alunno del Pontificio Collegio Nordamericano: il suo atto di oblazione al Sacro Cuore di Gesù, trovato dopo la morte avvenuta il 7 febbraio 1920, colpì i papi Benedetto XV e Pio XI. Anche Guillermo Muzzio, servo di Dio argentino, passò dalla formazione nel Seminario della diocesi di San Miguel alla degenza per un linfoma non Hodgkin nella Fondazione Favaloro di Buenos Aires, dove morì trentenne il 1° novembre 2002, alunno di terza teologia.

Infine, il venerabile Guido Vidal França Schaeffer, ex medico brasiliano, e il servo di Dio Giampiero Morettini, fruttivendolo dalla fede un tempo abitudinaria, divennero apostoli sul luogo di lavoro e in varie realtà ecclesiali, ancor prima di scegliere la vita seminaristica. Un incidente mentre praticava il surf due anni prima dell’ordinazione, il 1° ottobre 2009, per Guido, e le complicanze di un intervento chirurgico al terzo anno di studi, il 21 agosto 2014, per Giampiero, sono stati i mezzi attraverso cui i loro sogni hanno potuto proseguire nel sacerdozio di tanti loro amici.

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