
Il sogno di una nuova Camaldoli europea prenderà il largo entro l’estate. Non sarà facile. Avrà bisogno di dispiegarsi nell’intero Continente e dovrà fronteggiare nel contempo tante spinte di segno contrario: «C’è piena consapevolezza delle difficoltà – spiega Sebastiano Nerozzi, segretario del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali – ma anche grande determinazione ad andare avanti». Non si tratta di una “gemmazione” della Settimana sociale, sebbene l’idea sia partita proprio da Trieste, che ha dedicato una delle piazze della democrazia al tema dell’Europa. Ne è scaturita una sorta di comitato promotore: sabato una cinquantina di docenti, e dirigenti di fondazioni e associazioni, in un webinar hanno esaminato una prima bozza di documento che verrà ora discussa e integrata per poi andare al confronto con altre associazioni e movimenti interessati al progetto. L’idea è prendere sul serio un auspicio più volte manifestato dal presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, e ribadito proprio a Trieste. « Una Camaldoli europea, con partecipanti da tutta Europa - la parole di Zuppi -. Oggi il male del nazionalismo veste nuovi panni, soffia in tante regioni, detta politiche, esalta parte dei popoli, indica nemici. Il suo demone non è amore per la patria, ma la chiusura miope ed egoistica, che finisce per intossicare chi se ne rende protagonista e le relazioni con gli altri». A Trieste, a queste parole Zuppi aggiunse un’affermazione che ha lasciato il segno: « Il nazionalismo è in contraddizione con il Vangelo». L’iniziativa è nata intorno a un’associazione che opera dal 2018 a Firenze, l’associazione Nuova Camaldoli, insieme al Centro internazionale studenti Giorgio La Pira: la città del “sindaco santo” è quella giusta, sulla scia del suo insegnamento, per avviare un progetto così ambizioso. In gennaio l’idea è stata sottoposta al cardinale Zuppi, che ha incoraggiato i promotori ad andare avanti. Il percorso, avviato in febbraio, si articola in varie tappe e mira a portare questa riflessione oltre i confini nazionali, proponendo una bozza di “Codice per una nuova Europa”. Nella prima fase, alla quale sono stati invitati a partecipare circa 100 docenti universitari ed esperti di varie istituzioni, centri di ricerca ed università, è stato condiviso un questionario da cui è scaturita questa prima bozza di documento. Ora, con l’incontro di sabato, si è imposta una decisa accelerazione al progetto, che ruota sull’idea di libertà, fraternità, uguaglianza; di inviolabilità dei diritti fondamentali; nel riconoscimento della dignità di ogni persona umana; sulla difesa del modello di democrazia liberale e di stato di diritto; sui valori di solidarietà, sussidiarietà, partecipazione, bene comune e giustizia sociale; sul principio dello sviluppo sostenibile e di ecologia integrale. C’è poi il tema dell’identità culturale e dell’umanesimo europeo e quello della difesa comune, in una prospettiva di pace e non violenza. Questi ultimi due punti, l’identità e la difesa comune, sono i più dibattuti, ancora da affinare. C’è chi sottolinea ad esempio che il tema identità vada posto con attenzione, in modo inclusivo, e d’altronde il Codice di Camaldoli nel dar vita a un nuovo protagonismo politico/culturale dei cattolici, mentre si mettevano le basi del nuovo Stato repubblicano, fu in grado di trovare convergenze significative anche con altri filoni culturali. Così la difesa comune, in apparente contraddizione con l’obiettivo della pace e dell’inversione di rotta nella corsa al riarmo, può invece costituire uno strumento poderoso per togliere munizioni ai nazionalismi e dare più forza a un processo di pace che veda l’Europa protagonista. « Il concetto di difesa comune è tutt’uno con l’idea di una politica estera comune», ha detto Claudio Sardo, direttore della fondazione Achille Grandi. Uno degli interventi più incisivi il suo, al webinar di sabato: « La Camaldoli europea è l’unica prospettiva politica che abbiamo », ha detto a chiare lettere, riferendosi alle minacce che gravano sui valori della pace e della democrazia. Da più parti è stato auspicato un intervento anche sulla governance europea, attraverso lo strumento della cooperazione rafforzata, per aggirare il potere di veto esercitato dalle nazioni più riottose. Un invito a non sottovalutare, pur nella consapevolezza delle difficoltà, i risultati notevoli avuti dal processo unitario, è venuto da Andrea Lavazza, docente di Filosofia morale all’università Pegaso. La situazione, d’altronde, impone coraggio. « Le crisi che il pianeta sta attraversando rendono sempre più urgente un cambio di paradigma, affinché sia possibile, all’insegna della fraternità, una nuova convivenza mondiale », c’è scritto nella bozza di programma. I 10 nodi fondamentali saranno affidati, ora, ad altrettanti gruppi redazionali, che si terranno, con ritmo intenso, nell’arco di un mese. L’obiettivo è di arrivare entro l’estate a una bozza definitiva da sottoporre all’approvazione di una trentina di associazioni, movimenti e fondazioni pienamente rappresentativi della presenza e dell’impegno cattolico sulla dottrina sociale, che sono già stati informati e coinvolti. «Sarà un confronto ampio e inclusivo – assicura Paolo Magnolfi, presidente dell’associazione fiorentina Nuova Camaldoli –, aperto alla prospettiva europea più ampia. Sappiamo bene, ce lo ha ricordato Giovanni Paolo II, che anche la Russia è Europa, e l’amicizia fra i popoli è il più poderoso antidoto alle guerre».